La Cappella Sansevero (o chiesa di Santa Maria della Pietà) è tra i più importanti edifici di culto di Napoli; è situata nelle vicinanze della piazza San Domenico Maggiore, attigua al palazzo di famiglia dei Principi di Sansevero.
Costituita da una navata unica, rettangolare, la cappella si suddivide in otto cappelle laterali (quattro per lato) che si snodano fino all'altare maggiore mentre al centro dei due lati lunghi, si aprono la porta di entrata e l'accesso alla "cavea sotterranea". Tutte le opere furono commissionate da Raimondo di Sangro ed a lui si doveva anche la pavimentazione costituita da un mosaico bianco e nero simboleggiante un labirinto di chiaro influsso massonico.
In origini ogni cappella laterale era destinata ad un antenato mentre, in corrispondenza dei pilastri, sarebbero state sepolte le rispettive spose con una statua che ne rappresentasse una specifica virtù. A tale scopo vennero riutilizzate le quattro statue preesistenti relative al I, II e IV Principe di Sansevero, nonché ad Alessandro di Sangro, iniziatore nel 1613 dei lavori di restaurazione. Le altre opere sono di autori contemporanei come Francesco Celebrano, Antonio Corradini, Francesco Queirolo e Giuseppe Sanmartino.
La Cappella Sansevero ospita opere scultoree e pittoriche, a partire dall'affresco che occupa il soffitto, "il paradiso dei Sansevero", opera di un pittore minore, Francesco Maria Russo che lo realizzò nel 1749. Colpisce la brillantezza dei colori anche in questo caso dovuti all'inventiva di Raimondo di Sangro ed alla sua pittura "oloidrica" in cui, sostituì la colla, normalmente impiegata per gli affreschi, con altre sostanze di sua concezione. L'affresco del soffitto termina, in corrispondenza delle finestre, con sei medaglioni monocromi, in verde, con i Santi protettori del Casato: Bernardo, Filippa, Odorisio, Randisio, Rosalia.
Al disotto di questi, sei medaglioni marmorei, opera di Francesco Queirolo, con le effigi di sei Cardinali espressi dalla famiglia di Sangro. Per l'impianto statuario, il Principe chiamò l'ottantaquattrenne Antonio Corradini, veneto e massone, che riuscì però ad ultimare solo la statua della "Pudicizia Velata" e lasciò alcuni bozzetti per altre opere. All'interno della cappella possiamo ammirare il "Cristo velato", progettato e realizzato da Giuseppe Sanmartino.